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Ore 6.30: Meditazione

Da circa tre anni, oltre al taijiquan, dedico quindici minuti della mia giornata alla meditazione. In questo articolo, provo a sintetizzare la mia esperienza, partendo dal principale beneficio raggiunto:

Focalizzazione: riesco a prendere decisioni più rapidamente, avendo sviluppato la capacità di osservare un problema di qualsiasi natura (un pensiero – quello che ho fatto il giorno prima – un movimento di taijiquan), eliminando il superfluo. Anzi, è diventato il momento in cui esamino le cose più importanti per capire come procedere. Se consultate la Treccani, la parola meditare significa anche: “fermare il pensiero su qualsiasi problema che impegni l’intelletto”;

Parafrasando le regole delle 5 W (Who? What? When? Where? Why?), queste sono le ‘regole’ che seguo:

Quando: al mattino, subito dopo la colazione, prima che le normali attività giornaliere comincino, coinvolgendo fisico e mente. E’ ancora un momento silenzioso della giornata con pochi e leggeri rumori esterni

Durata: giornalmente dedico 15 minuti (a cui faccio seguire gli esercizi di stretching mattutini). La domenica non controllo la durata, vado avanti finché ‘resisto’ (circa 20/25 minuti). Ho iniziato dedicando alla meditazione 5 minuti al giorno, allungando gradualmente il tempo fino ad arrivare ai 15 minuti

Dove: nella stanza più silenziosa e calda della casa, se riesco, altrimenti dove riesco a stendere il mio tappetino

Posizione: la mia posizione comoda è quella in figura che riesco agevolmente a mantenere per tutta la durata della sessione senza problemi/dolori/fastidi, in cui sono seduto su un cuscino basso, scelta dopo svariati tentativi, anche ispirati da articoli letti. Alla fine, ho selezionato quella, per me, più confortevole anche se un po’ fuori degli schemi. Per la parte alta del corpo, assumo una posizione simile al zhanzhuang

Come: indosso vestiti comodi senza scarpe. Sempre per aumentare il comfort, quando indosso una felpa, tiro su anche il cappuccio (‘tengo al caldo la testa’) per attutire maggiormente i pochi rumori esterni

Assunta la mia posizione, inizio la mia routine. Le fasi, descritte nel seguito, sono il frutto di una continua applicazione/evoluzione e rappresentano il punto in cui mi trovo; queste fasi sono accompagnate da uno stato mentale di calma sempre più ‘profondo.

Ascolto il respiro: questa è la prima fase della mia routine in cui ascolto e seguo il mio respiro (attraverso il naso), regolarizzandolo

Affondo il respiro: aggiungo l’attenzione ai movimenti del diaframma, utilizzando una respirazione di tipo buddista

Percepisco il respiro: visto l’orario mattutino, di solito, l’aria è fresca; quindi, provo a percepire l’aria fresca che entra nelle narici ed a seguirne il percorso, nelle narici e nella gola, fino a quando diventa calda ed indistinguibile

Visualizzo il respiro: una volta in spiaggia, ascoltando il rumore del mare che si infrangeva sulla battigia, ho provato a sincronizzare il mio respiro con questo suono. Da allora, durante la mia sessione, visualizzo di essere in spiaggia e di ascoltare il rumore del mare/respiro

Silenzio: questa è la fase finale della mia routine che, attualmente, raggiungo soprattutto quando vado oltre i 15 minuti. Il respiro diventa sottile, impercettibile; tutto è in background

Quando termino la mia routine, passo qualche minuto a massaggiare le articolazioni delle gambe, prima di rialzarmi.

All’inizio, ho usato due app per la generazione di toni binaurali e di suoni naturali. Con il passare del tempo, ho realizzato che erano una distrazione ed ora l’unica app che uso è quella per indicarmi quando i qunidici minuti sono terminati.

Per me, esistono molti parallelismi tra Taijiquan e meditazione, iniziando da come si progredisce.

Quado ho iniziato a praticare Taijiquan, ero goffo e impacciato, i movimenti più semplici risultavano complessi, tutte le posizioni erano scomode. Allo stesso modo, quando ho iniziato a meditare, non riuscivo a stare fermo nella stessa posizione e la mia testa era un subbuglio di pensieri

La pratica costante mi ha permesso di progredire nel Taijiquan facendo assimilare al corpo movimenti e posizioni nuove e rendendo tutto più fluido e continuo. La pratica meditativa costante mi ha fatto arrivare al punto descritto in questo articolo.

Lo scambio tra Taijiquan e meditazione è, ormai, continuo: provo, ad esempio, a portare ‘stati di calma’ sperimentati durante la meditazione nella pratica del taijiquan e viceversa.

Meditare fa bene, allora, perché non incrociare le gambe e provare ?

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