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Ascoltare i piedi

Così come ascoltare implica dirigere la propria attenzione verso chi sta parlando, ascoltare i piedi sottintende il prestare attenzione ai segnali che provengono dai piedi con l’obiettivo di capire se la nostra postura è corretta. 

La postura è alla base sia della pratica del taijiquan che del nostro benessere quotidiano: da una parte rispettiamo i canoni richiesti dall’arte (ad esempio, corpo dritto e centrato) dall’altra attenuiamo/eliminiamo i problemi legati ad una posizione del corpo non corretta (ad esempio, mal di schiena).

Assumere una postura corretta è legato alla nostra capacità di cogliere i segnali del corpo come quelli della pianta dei piedi. Quindi, più che al rumore dei passi, proviamo a far emergere le altre sensazioni che provengono dai piedi, come la pressione o il contatto con il pavimento, per meglio capire la posizione assunta dal nostro corpo.

La pressione ci fa percepire come si distribuisce il peso del corpo sulle due gambe: ad esempio, sarà uguale nella posizione mabu mentre sarà maggiore sulla pianta del piede avanti e minore su quella dietro nella posizione gongbu.

Il contatto ci fa comprendere come si distribuisce il peso del corpo sul piede.

Entrambi sono segnali che il nostro cervello automaticamente ed inconsciamente elabora (con tutti gli altri) come input per la costruzione del nostro sistema propriocettivo: ad esempio, assumo una posizione, il maestro mi corregge, mi guardo allo specchio per vedere la posizione corretta e, intanto, il mio cervello registra tutti i segnali che provengono dal corpo, per permettermi di riassumere la stessa posizione anche in mancanza dello specchio.

Questo processo richiede tempo e non è immediato.

Iniziare a porre attenzione ad alcuni segnali del nostro corpo, può aiutare a velocizzare la fase di apprendimento e, secondo me cosa più importante, ci aiuta a capire quando qualcosa non va.

Il sistema di riferimento

Come indicato su wikipedia, possiamo individuare tre archi sulla pianta del piede:

  1. L’arco anteriore: collocato sotto le dita dei piedi
  2. L’arco mediale: collocato all’interno del piede, lungo la direttrice che va dall’alluce al tallone
  3. L’arco laterale: collocato sull’esterno del piede, lungo la direttrice che va dal quinto dito del piede al tallone.

I tre archi insieme formano un triangolo il cui baricentro, cosa interessante, cade nelle vicinanze del punto yong chuan, come indicato in basso nella figura.

Altro punto da includere è il tallone.

Il piede come sensore

Una volta definito il nostro sistema di riferimento, diventa facile ascoltare come si distribuisce il peso del corpo sulla pianta del piede ed individuare le correzioni da apportare alla nostra postura.

Iniziamo ad ascoltare le sensazioni che provengono dai piedi con dei semplici esercizi.

In posizione eretta, magari in kaibu con  i piedi paralleli, oscilliamo lentamente in avanti ed indietro, portando la nostra attenzione alle sensazioni che provengono dalla pianta dei piedi. Sentiremo spostarsi il peso del corpo dall’arco anteriore al tallone, passando per una posizione neutra in cui il peso è al centro, né avanti, né indietro.

Per gestire, invece, i segnali che provengono dagli assi laterale e mediale, mettiamoci in posizione gongbu sinistra.

Portiamo l’attenzione alle sensazioni che provengono dalla pianta del piede sinistro. Senza forzare troppo, spostiamo leggermente il ginocchio sinistro dall’esterno verso l’interno in modo da percepire il peso del corpo spostarsi dall’esterno all’interno della pianta del piede. Anche in questo caso, passeremo da una posizione neutra in cui non avvertiamo alcuna differenza.

In allenamento

Abbiamo imparato a riconoscere i segnali/sensazioni che provengono dalla pianta dei piedi, le posizioni neutre e quelle in cui una parte è prevalente sulle altre.

Ora, possiamo iniziare ad esaminare le posizioni statiche e simmetriche dal punto di vista della distribuzione del peso del corpo. Un ottimo punto di partenza è il zhan zhuang che ci permette di lavorare solamente sul contatto: una volta assunta la nostra posizione, portiamo la nostra attenzione alla pianta dei piedi per sentire come il peso del corpo è distribuito su di essa.

Successivamente, possiamo passare alle posizioni asimmetriche (come la posizione gongbu) per lavorare sia sulla sensazione di pressione che su quella di contatto.

Infine, passiamo alle tecniche e ai passi, dove pressione e contatto non sono più delle sensazioni statiche, legate a posizioni fisse, ma variano nel tempo.

Un esempio: tàn – sporgersi in avanti

Come detto in precedenza, la consapevolezza corporea cioè la capacità di ascoltare il nostro corpo, ci permette di capire quando qualcosa non va.

Quando si lavora con posizione statiche simmetriche (come la posizione kaibu o mabu), non abbiamo la difficoltà della distribuzione del peso: il peso è equamente ripartito tra le due gambe. Semplificando, è il caso del primo esercizio: devo capire se il peso del corpo è in avanti o indietro oppure se è centrato cioè distribuito uniformemente su tutta la pianta del piede.

Quando assumiamo posizioni asimmetriche, come le posizioni bian mabu o gongbu, la distribuzione del peso diventa un’ulteriore variabile che può distrarci.

Un errore frequente è quello di ‘sporgersi’ (tàn), cioè di seguire, con il busto, il movimento degli arti superiori. Un esempio è riportato in figura con la posizione finale della tecnica ye ma fen song (Dividere la criniera del cavallo selvaggio). Gli arti inferiori sono in posizione gongbu: quindi 60%/70% del peso del corpo sulla gamba avanti ed il rimanente sulla gamba dietro.

Dopo aver verificato la corretta ripartizione del peso corporeo tra le due gambe, mettiamo da parte la sensazione di pressione che ci arriva dalla pianta dei piedi e portiamo invece l’attenzione alla sensazione di contatto con il pavimento: se non è uniforme, su entrambi i piedi, probabilmente la postura assunta non è corretta.

Fuori dall’allenamento

Ascoltare i piedi mentre ci laviamo i denti o ci facciamo la doccia o camminiamo, senza alcuna intenzione di controllo, è un modo per prendere confidenza con questi segnali e, magari, provare a farne emergere altri. Dopo, ci risulterà più facile, interpretarli o cogliere le sfumature, quando ci alleniamo.

Ovviamente, tutto questo non deve diventare un tormentone.

Ma questa è mindfulness!

…. qualcuno potrebbe obiettare. Certo sono tecniche di mindfulness, usate, in questo caso, come strumento per lavorare sulla nostra postura e focalizzare la nostra attenzione su una particolare parte del corpo (i piedi).

La stessa modalità può essere applicata anche ad altre parti del corpo (ad esempio, le spalle o il bacino) per far emergere le sensazioni che provengono dall’area che stiamo esaminando sulle altre.

L’immagine è la Pillola di Taichi, dedicata al zhan zhuang: l’esecuzione corretta di questo esercizio implica prestare attenzione a tutti gli aspetti evidenziati dai testi nell’immagine per cui possiamo adottare la strategia illustrata in precedenza, focalizzandoci su un punto alla volta


A questo punto ti chiedo: mentre provavi quanto descritto, il tuo piede era rilassato?


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